Aggiornamento sulla somministrazione della terza dose – Circolare della Direzione Centrale di Sanità
Nel corso delle ultime settimane si sta determinando nel nostro Paese un progressivo incremento dell’incidenza di nuove infezioni da SARS-CoV-2, quale effetto della cosiddetta quarta ondata pandemica, favorita dall’inizio della stagione invernale, con un’aumentata permanenza in luoghi chiusi e più assembrati, dalla parziale attenuazione della protezione vaccinale, dalla maggiore mobilità e dalla minore attenzione al rispetto delle comuni regole di profilassi, in particolare il distanziamento sociale e l’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale.
I casi di COVID-19 continuano ad aumentare, sebbene in maniera più contenuta rispetto ai vicini Paesi europei, certamente anche in virtù dell’alta percentuale di popolazione vaccinata sul territorio nazionale.
In questo scenario in cui, nel monitoraggio a lungo termine, è stata dimostrato un decadimento del livello di efficacia dei vaccini nel prevenire l’infezione, come già illustrato da questa Direzione con circolare n. 850/A-19723 del 5 novembre u.s., l’inoculazione della terza dose vaccinale diventa determinante, tanto che il Commissario straordinario per l’emergenza COVID-19, nell’intento di porre subito un argine all’aumento della circolazione del virus SARS-CoV-2, con ordinanza rivolta alle regioni, ha anticipato alla data del 22 novembre p.v. l’inoculazione della dose “booster” con vaccino a m-RNA ai soggetti di età compresa tra i 40 e i 59 anni, che il Ministero della Salute aveva precedentemente fissato al 1° dicembre.
Nel ribadire l’importanza della vaccinazione per gli appartenenti all’Amministrazione, allo scopo di evitare il contagio, o comunque le conseguenze più gravi della malattia, quali l’ospedalizzazione e la morte, si raccomanda a chi abbia già completato il ciclo vaccinale primario da almeno sei mesi, e rientri nelle categorie individuate dal citato Ministero, di sottoporsi nel più breve tempo possibile alla misura di profilassi in questione.
Il ruolo centrale della vaccinazione per la lotta alla pandemia non può essere, infatti, in alcun modo messo in discussione. Allo stato attuale il 95% dei posti letto in terapia intensiva sono occupati da soggetti non vaccinati.
La visione dei grafici sottostanti, riferiti al campione di popolazione rappresentato dalla Polizia di Stato, consente di osservare nell’immediatezza come l’introduzione della pratica vaccinale, rappresentata dalla linea rossa verticale, abbia abbattuto anche in questa realtà i casi di infezione e i ricoveri da COVID-19.
È giusto, pertanto, ribadire con forza che non vaccinarsi significa ritornare ai numeri dei contagi ed alle gravi conseguenze precedenti l’avvento della misura di profilassi in questione.
Si rammenta che presso ogni singola realtà lavorativa potranno essere seguiti i modelli organizzativi già utilizzati per il ciclo primario di vaccinazione, secondo la circolare n. 850/A.P.1-2692 del 10 febbraio u.s.
Il personale che si sottoponga a vaccinazione presso gli hub vaccinali esterni dovrà, comunque, fornirne immediata comunicazione all’ufficio sanitario della Polizia di Stato della sede di servizio. dovendo l’Amministrazione poter disporre dei dati relativi alla profilassi vaccinale dei propri appartenenti, al fine di definire le adeguate misure precauzionali volte a tutelare la salute del personale, ai sensi dell’articolo 73-bis del decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18, convertito nella legge 24 aprile 2020, n. 27. Si richiama, poi, per l’ennesima volta l’importanza di non sottovalutare le misure di profilassi costituite dalle “barriere fisiche”, quali le mascherine ed il distanziamento interpersonale, che vanno mantenute, insieme alla vaccinazione ed alle altre misure di sanità pubblica come l’accurato tracciamento dei contatti, l’isolamento e la quarantena.
Si raccomanda, in ultimo, di seguire solo le informazioni che pervengono dai canali ufficiali e dalla comunità scientifica, evitando l’influenza di pareri, opinioni ed interventi di tutt’altra origine che, a distanza di oramai oltre 20 mesi dall’inizio della pandemia e sulla scorta dei dati disponibili e della realtà che ci circonda, riesce difficile comprendere come possano ancora trovare credito in strati, per fortuna, residuali della popolazione.
La circolare: