II Congresso Nazionale – Sicurezza e Cittadinanza – Relazione di Oronzo Cosi
Alle Autorità, ai graditi Ospiti ed a voi cari amici e colleghi il mio più caloroso saluto ed il benvenuto al 2° Congresso Nazionale del Uil Polizia.
Abbiamo scelto di dedicare il nostro congresso alla correlazione che riteniamo imprescindibile del concetto di sicurezza con quello di cittadinanza.
La interdipendenza di questi concetti ci pare quanto mai attuale oggi ed è ciò che ci connota come organizzazione sindacale autenticamente riformista e confederale, è il nostro DNA che ci rende interpreti delle istanze della categoria che rappresentiamo, nella certezza di poterlo fare al meglio a fianco dei lavoratori e dei cittadini.
Dal 2008 fino al 2011, provenendo da esperienze diverse, ci siamo incontrati su obbiettivi comuni ed abbiamo fortemente voluto essere un sindacato aperto, libero e pluralista, che si ispira agli ideali della Uil Confederale e che vive le dinamiche sociali, sindacali e politiche del mondo del lavoro.
Ricordo ancora le parole di uno di quello che fu un grande Capo della Polizia, Vincenzo Parisi alla fine degli anni 80. Descriveva la sicurezza come una catena che ci divide dalla barbarie e dal crimine: questa catena è formata da molte maglie: le forze dell’ordine, la magistratura, la scuola, i media e l’informazione, la politica, i sindacati e tutti i soggetti della società civile.
Quanto sono attuali quelle parole e come è divenuta fragile quella catena, oggi che la sicurezza è divenuta per molti una bandiera politico-ideologica a beneficio della facile demagogia, parole in libertà, ora per sacrificare i poliziotti da parte di benpensanti pronti a facili e sterili giudizi e pregiudizi, ora per accendere l’interruttore dell’orgoglio nazionale, delle politiche securitarie fini a se stesse, di una vicinanza dichiarata ma mai veramente praticata verso le donne e gli uomini delle forze dell’ordine.
Spesso invece dobbiamo registrare una vera e propria delegittimazione da parte di alcune forze politiche di chi svolgendo il proprio lavoro rappresenta lo Stato, una avversione che oggi ha forme e modalità diverse ma ha le stesse radici di esperienze fortunatamente consegnate ormai alla storia come gli anni di piombo e la violenza politica o mafiosa contro i servitori dello Stato.
E’ forte e continuo il mettere in discussione il modello civile di sicurezza declinato dalla L 121 pretendendo di delegare ad enti locali, a militari o addirittura a privati il nostro servizio essenziale a garanzia della sicurezza dei cittadini e della vita democratica.
Finanche i governi espressione di forze politiche che si proclamano progressiste e riformiste hanno adottato provvedimenti incoerenti con il modello di sicurezza civile e democratico in linea con le grandi democrazie europee e con un approccio globale ed interconnesso per le sfide che dobbiamo fronteggiare sul piano della sicurezza.
A partire dal Governo d’Alema a cui dobbiamo trasformazione dell’Arma dei Carabinieri in 4^ Forza Armata riproducendo di fatto un dualismo fuori dalla storia.
Per arrivare all’aberrante militarizzazione della Polizia Forestale, istituzione civile i cui appartenenti godevano di libertà sindacali ampie senza limitazioni di adesione alle associazioni sindacali esterne al comparto. Tutto ciò ha cancellato decenni di lotte e conquiste sindacali con un colpo di spugna nel silenzio, dobbiamo dirlo, anche del mondo confederale.
Le affermate esigenze, peraltro neppure dimostrate, di razionalizzazione delle risorse può giustificare il prestare il fianco ad una retrocultura militaristica nella gestione della sicurezza che ha ispirato la militarizzazione della Polizia Forestale.
D’altro canto in una sorta di fascinazione perversa, il mondo progressista e garantista procede in una deriva di delegittimazione, pregiudizio e sospetto verso le forze dell’ordine, scoria di quello che Rossana Rossanda in un celebre articolo chiamava “Il Ribellismo” della sinistra degli anni 70. Ciò si esprime con deprimente chiarezza nelle iniziative legislative sui codici indentificativi e sul reato di tortura.
Esponendo nel primo caso i poliziotti a forme di ritorsione di ogni genere per la loro attività di servizio e volendo, nel secondo, a tutti i costi qualificare il reato di tortura come reato proprio delle forze dell’ordine e ampliando a tal punto le fattispecie previste da determinare un continuo rischio di sottoposizione a procedimenti penali gravi per i poliziotti che devono ricorrere alla forza, contenere la violenza o custodire persone per adempiere ai propri doveri.
Il ruolo delle autorità provinciali e locali di PS, deve tornare alla sua centralità funzionale. Lentamente ma inesorabilmente si tenta di erodere e sovrapporre il loro ruolo da parte di altre figure istituzionali. Le nostre funzioni ed il ruolo della Polizia di Stato non deve continuare ad essere svilito da parte di questi soggetti. Dobbiamo registrare la sempre maggiore invadenza dei Prefetti, che ormai si occupano prevalentemente di sicurezza e la palese delegittimazione dei Questori che si è accentuata in questi ultimi anni dall’intervento del Dipartimento che demanda sempre più ai comitati Provinciali per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica ogni questione, trasformandoli di fatto da organi consultivi del Prefetto in organi decisionali collegiali della materia di competenza dei Questori con la pretesa che essi si limitino al ruolo di esecutori di tali decisioni. Ciò non fa altro che determinare confusione istituzionale disfunzioni e inefficienze dell’apparato e delle articolazioni strategiche per la sicurezza dei cittadini. Tutto ciò fa il paio con la sub cultura dell’autoritarismo, delle ronde, della legittima difesa ad ogni costo, dei sindaci sceriffo e del neocorporativismo di alcuni sindacati, elementi penalizzanti per i poliziotti e per i cittadini che dobbiamo assolutamente lasciarci alle spalle.
Oggi come mai, un soggetto sindacale che parli al mondo riformista con autorevolezza e cognizione concreta della materia è fondamentale.
Oggi l’indipendenza di un sindacato di polizia dalla politica, come del resto la terzietà delle funzioni attribuite ai poliziotti, è un valore irrinunciabile che va più che mai promosso e difeso: le nostre funzioni e il nostro servizio non possano essere oggetto di scontro e lotta politica, noi difendiamo la sicurezza di tutti, anche degli ultimi, anche degli invisibili senza fare alcuna distinzione sociale o tantomeno di appartenenza etnica, politica o religiosa.
La stessa integrazione dei migranti, senza un concreto controllo del territorio e corretta gestione del fenomeno, anche e soprattutto sotto il profilo della sicurezza, da risorsa sociale, culturale ed economica si trasforma in un incubo per la vita quotidiana dei cittadini.
La capacità dello Stato di dare una risposta adeguata qualifica la fiducia dei cittadini nelle istituzioni.
Noi diamo voce alla frustrazione dei poliziotti che sono lo Stato nei momenti più drammatici in cui vengono chiamati dai cittadini e non possono dare delle risposte efficaci. Nel momento in cui la Polizia interviene d’iniziativa, quando cioè i reati vengono accertati nella loro flagranza, nella gran parte dei casi oggi è impossibile adottare dei provvedimenti per assicurare alla giustizia gli autori dei reati ed interrompere la possibilità di reiterare l’attività delittuosa.
Una serie di provvedimenti e di importanti sentenze provoca una compressione significativa della possibilità di adottare dei provvedimenti di arresto in flagranza anche in presenza di gravi reati.
Probabilmente ciò si fonda su principi che hanno una loro nobiltà ma è necessario confrontarsi anche con il principio di realtà e con il dovere che lo Stato ha di proteggere i cittadini ed assicurare alla giustizia i delinquenti. La realtà attuale è quella di una giustizia che spesso si afferma dopo anni e anni e se interveniamo per un furto in flagranza la vittima che ha visto violata la propria casa, i propri beni, vede il ladro tornare immediatamente in libertà. Accade poi di dover eseguire degli ordini di esecuzione per reati commessi anche 10 anni prima, magari quando l’autore si è rifatto una vita, si è reinserito nella società, ha trovato un lavoro e viene rimesso in carcere.
Come operatori di polizia noi applichiamo e rispettiamo la legge ma come Organizzazione Sindacale di profilo riformista, abbiamo il dovere di fare ogni sforzo per rimettere questi temi al centro del dibattito politico nazionale; se la legge della strada prevale sulla legge dello Stato non c’è libertà, non c’è cittadinanza. E’ necessario metterci in condizioni di dare quelle risposte che i poliziotti sanno, possono e vogliono dare ai cittadini. Se riusciremo a sensibilizzare la Politica sulla necessità di vincere la battaglia per la legalità e la sicurezza non ci sarà criminalità che vi si possa opporre.
Il Ruolo che ci riconoscono i cittadini che (leggevo in un recente sondaggio demos uscito sul quotidiano La Repubblica), guardano con fiducia e riconoscenza alla nostra istituzione, non è ancora accompagnato da un riconoscimento pubblico e politico concreto e significativo.
Le politiche della sicurezza e l’autentico riconoscimento è dato non dai proclami, ma dal trattamento che il potere politico riserva alle nostre retribuzioni, alla nostra formazione, a mezzi, equipaggiamento ed al rispetto dei diritti e della dignità dei lavoratori della Polizia di Stato e soprattutto dall’ascolto di chi la sicurezza la vive ogni giorno.
Insieme alla Vita, ed alla libertà il diritto alla sicurezza di ogni individuo è declinato dall’art. 3 della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.
In questo momento di stagnazione economica anche frutto di politiche di austerity scellerate, di fenomeni migratori, di illegalità dilagante e di fenomeni corruttivi che opprimono lo sviluppo del paese, di tensioni sociali, di flussi migratori incontrollati, di recrudescenza della criminalità organizzata, di disoccupazione ed impoverimento del paese, in questo momento storico più di altri, la cittadinanza ha bisogno della sicurezza e viceversa.
Senza un apparato di sicurezza efficiente e democratico il cittadino non è più tale ma è suddito:
suddito della paura, suddito dell’illegalità e dell’impossibilità di esercitare i suoi diritti primari, suddito del malaffare, suddito di chi intende comprimere la libertà e la legalità sulla scorta di spinte autoritarie ed emergenzialistiche.
D’altro canto senza una condivisione democratica delle politiche della sicurezza, senza trasparenza, senza la cultura del rispetto dei diritti dei cittadini in uniforme, senza un reale contrasto a sprechi e privilegi nella nostra Amministrazione, senza la consapevolezza che il lavoro che svolgono i poliziotti deve essere una condizione di dignità e cittadinanza, non si può pensare di garantire concretamente la sicurezza dei cittadini.
Il diritto ad avere diritti certi non può essere solo una rivendicazione sindacale ma è una condizione attraverso la quale ogni cittadino possa sentirsi autenticamente libero e non assoggettato all’arbitrio di altri.
Le regole democratiche e la legalità che non sono di qualcuno ma sono la base comune della cittadinanza, garantire il loro rispetto è uno straordinario dovere collettivo. Alla logica del più forte nelle strade in cui operiamo così come nei nostri uffici, dobbiamo continuare insieme alla Confederazione Uil ed al mondo del lavoro, ad opporre la logica della giustizia e della cittadinanza di tutti.
Oltre al potere di acquisto dei salari ed alla redistribuzione della ricchezza, la sicurezza è un indicatore della qualità della vita e della democrazia del Paese e della sensibilità civile del suo sistema politico. E’ l’essenza stessa della democrazia, che pretende il giusto contemperamento di libertà e legalità. Il benessere dei cittadini e lo sviluppo non si rileva solo dai consumi, si misura anche dall’efficienza dei servizi che uno Stato rende alla collettività, in primo luogo appunto sicurezza, giustizia e legalità, questo è il presupposto per un rilancio della moralità pubblica che registra un deficit notevole in questi ultimi anni.
D’altronde le lotte per le politiche strutturali del lavoro – per un piano di investimenti serio – per ricostruire l’unità del mondo del lavoro attraverso la promozione e l’esercizio inclusivo della contrattazione – la lotta alla precarietà – alle diseguaglianze – alla privatizzazione dei grandi servizi universali- le lotte per dare una previdenza ai più giovani che con la continua decontribuzione non hanno un avvenire pensionistico – la lotta all’evasione fiscale – la lotta per determinare le condizioni affinché il lavoro sia meno tassato – la lotta al lavoro nero per rilanciare la centralità del lavoro e dei diritti ci vedranno sempre a fianco dei lavoratori e della Uil Confederale.
In questo momento storico occorre una seria e profonda riflessione su quello che significa cultura della sicurezza e cultura sindacale nella Polizia di Stato e nel nostro Comparto.
La Uil Polizia in questi anni è stato un interlocutore autorevole e costruttivo. l’equilibrio, la responsabilità e la capacità di relazionarci e di fare sintesi ci rende un soggetto sindacale in grado di unirci su specifiche battaglie con altre organizzazioni come dimostra la proficua esperienza sia della nostra Federazione sia del Cartello. Siamo per questo in grado essere attrattivi e di aggregare consenso come dimostra l’interesse crescente di molti quadri storici di altri sindacati che stanno confluendo sulle nostre posizioni e nella nostra organizzazione.
L’obbiettivo di costituire un unico soggetto sindacale in grado di sintetizzare anche formalmente ed organizzativamente, oltre che politicamente, tutti i soggetti che si rifanno agli ideali della Confederazione Uil è oggi ad un passo e siamo certi di poter celebrare il prossimo anno il Congresso Unitario per dare corpo a questo progetto difficile e ambizioso quanto entusiasmante ed irrinunciabile. Un traguardo che ci consegnerà un Sindacato libero e plurale, laico e lontano dai condizionamenti della politica ed organico al mondo del lavoro e soprattutto di una consistenza numerica di tutto rilievo che lo porrà anche sotto il profilo della rappresentanza ad una collocazione autorevole nel mondo sindacale della Polizia di Stato.
Questo traguardo è il frutto di una lunga e difficile interlocuzione per la quale abbiamo anche dovuto differire il nostro congresso che si celebra dopo un’attesa di due anni, ma credo che un ampio confronto e la libera e democratica espressione delle posizioni e delle istanze di ognuno sia funzionale ai nostri prossimi ed impegnativi obbiettivi.
Senza dialettica non c’è politica e confrontarci e fare sintesi sulla visione della Uil Polizia del futuro, sull’agenda, sulla strutturazione organizzativa, sulle iniziative politico-sindacali della nostra Organizzazione ed anche sulla esperienza di questi anni, credo sia divenuto irrinunciabile.
Ritrovare una unità e chiarire le posizioni ed i nostri obbiettivi è importantissimo anche e soprattutto nella prospettiva degli impegni sindacali che ci attendono nel prossimo futuro
Vigilare sulla corretta attuazione del di riordino delle carriere.
Anche lo sviluppo della carriera e delle retribuzioni dei poliziotti, come la razionalizzazione delle loro funzioni e delle loro responsabilità rappresenta un elemento di salvaguardia del patrimonio della sicurezza per i cittadini di cui le donne e gli uomini della Polizia di Stato sono una risorsa primaria. Dopo il proficuo lavoro di confronto con l’Amministrazione, le forze politiche e il Governo per ottenere prima la legge delega e poi un provvedimento di riordino delle carriere e delle funzioni del personale che garantisce la valorizzazione del merito e dell’anzianità oltre che dei rilevanti benefici economici e previdenziali di natura strutturale, ora è il momento di vigilare e monitorare l’applicazione del provvedimento al fine di adottare eventuali correttivi nella decretazione attuativa. Il riordino così come concepito, seppur perfettibile è un risultato molto importante, poiché consente una progressione di carriere più veloce e semplice che premia il merito così come la professionalità e l’anzianità. Determina significativi miglioramenti nella progressione della retribuzione complessiva e dello stipendio, aspetto che, per nelle condizioni economiche attuali, non possono essere sottovalutati. L’incremento progressivo dei parametri permetterà un sensibile miglioramento della retribuzione i cui effetti positivi si riverberano sui benefici che scaturiranno dai rinnovi dei prossimi contratti di lavoro.
Dopo lo sblocco del tetto salariale nel 2015, questo è un ulteriore ed importante risultato per tutta la categoria. Portare a casa un finanziamento aggiuntivo per il riordino grazie al confronto costruttivo con le forze sindacali più responsabili del comparto è stato un risultato di cui rivendichiamo anche noi il merito.
Per noi la politica è migliorare la realtà e non creare effimeri consensi con vacue strumentalizzazioni. Il sindacato è sempre il soggetto più esposto in occasione di provvedimenti di riordino delle carriere. Le aspettative di tutti sono impossibili da ottenere ma i benefici di questo riordino che la categoria sta iniziando a comprendere sono molti e per molti se non per tutti.
L’azione di strumentalizzazione e di critiche manipolative di alcune sigle che hanno spettacolarizzato e radicalizzato il dibattito sul riordino sui social è stata incessante ma come diceva Pietro Nenni: I FATTI HANNO LA TESTA DURA ed i colleghi non hanno dimenticato la disponibilità di queste stesse sigle a fare il riordino con i 119 milioni del 2006 e le loro barricare nel portare a casa circa un miliardo di euro con l’attuale riordino e riparametrazione.
L’impegno per il rinnovo del Contratto
Abbiamo chiesto al Governo la rapida convocazione del tavolo per il rinnovo dei CCNL.
Sotto il profilo delle risorse sono disponibili per i pubblico impiego i 300 milioni di euro già stanziati per il 2016, mentre per l’anno 2017 sono previsti ulteriori 900 milioni e 1,2 miliardi per il 2018, per un totale di 2,4 miliardi di euro.
Si attendono ulteriori stanziamenti con la legge di bilancio. Il governo ha annunciato che l’aumento medio in busta paga non sarà inferiore a 85 euro mensili.
Questi d’altronde erano gli impegni assunti il 30 novembre 2016 tra il Governo e i Sindacati confederali e sarà importante ancora una volta valorizzare la nostra specificità che grazie alla revisione dei parametri conseguita con il riordino, dovrà concretizzarsi in un concreto beneficio stipendiale che favorirà anche un beneficio di natura previdenziale.
l’ultimo rinnovo, come purtroppo sappiamo, risale al biennio 2008/2009.
Ci auspichiamo e incalzeremo il governo per un avvio dei lavori rapido.
Appalti trasparenti e forniture di mezzi efficaci.
Dopo i conflitti di interessi, gli scandali e le inefficienze dovute a cattive gestioni degli approvigionamenti di mezzi, di materiali e di equipaggiamento,( di recente la stessa Autorità Anticorruzione è intervenuta bocciando 4 appalti su 4) è necessario vigilare su un cambio di marcia della nostra Amministrazione all’insegna dell’onestà, della trasparenza e dell’efficacia nelle dotazioni di colleghi. La recente finanziaria ha visto degli stanziamenti notevoli ed uno sforzo fatto dall’esecutivo, che in piena crisi di liquidità per le casse dello Stato, ha stanziato risorse cospicue per modernizzare la nostra logistica. Lavorare in sicurezza con strumenti idonei è ormai la richiesta ricorrente di colleghi a cui non possiamo non dar corso.
La proposta di revisione D.P.R. 737/81 e delle norme sulla disciplina del personale della Polizia di Stato
Attraverso l’avvio di una collaborazione con il mondo accademico e con importanti Atenei stiamo conducendo uno studio su un progetto di riforma del Regolamento di
Disciplina, testo ormai inadeguato e totalmente stravolto da pronunce giurisprudenziali.
Un testo di non facile utilizzo ed interpretazione che penalizza fortemente i poliziotti determinando abusi e forme di arbitrio a causa della vaghezza e della inadeguatezza e inattualità delle norme e delle modalità e termini del procedimento nonché della mancata tipizzazione e previsione delle condotte censurabili e di altre carenze che fanno dell’attuale testo uno strumento che necessità di una immediata revisione.
Al termine dei lavori verrà elaborata una proposta di legge da sottoporre all’Amministrazione ed al Parlamento.
Sorveglianza sanitaria e forme di garanzia per il personale che perde l’idonietà al servizio.
Grazie alla nostra continua ed incisiva azione abbiamo scongiurato una iniziativa dell’amministrazione finalizzata ad una verifica indiscriminata del possesso dell’idoneità ai servizi di polizia. Rimane il tema della età media dei poliziotti italiani prossima ai 50 anni e della specificità usurante del nostro lavoro. E’ necessario un confronto con l’Amministrazione per individuare forme di tutela per chi non è più materialmente in grado di svolgere servizi operativi attraverso la creazione di un area tecnico-amministrativa ove possano confluire questi colleghi senza penalizzazioni stipendiali e con le garanzie di poter svolgere incarichi adeguati e di continuare a dare il loro fattivo contributo all’Amministrazione.
Libertà sindacali, una battaglia da vincere
Il tema della libertà sindacale limitata di sindacati della Polizia di Stato è ormai obsoleto e superato.
Dopo la riforma dell’art. 83 della L. 121 operata nel 2013, occorre fare degli ulteriori passi in avanti verso il raggiungimento delle piene libertà sindacali e della possibilità di associarsi con i sindacati confederali.
Rilanciare l’incisività e la visibilità della Uil Polizia
Sono certo che la sede congressuale, il dibattito e la capacità di sintetizzare la posizione possa consegnarci una Organizzazione rinnovata ed in grado di sviluppare tutto il suo potenziale.
Personalmente credo che sia necessario un maggiore decentramento delle risorse economiche ed organizzative verso le strutture territoriali e che la struttura Nazionale implementi la capacità di supportare gli organismi provinciali sotto il profilo organizzativo e sindacale in senso stretto. Credo sia opportuno inoltre reintrodurre nel nostro statuto gli organismi regionali e la figura del Segretario Regionale per consentire un maggiore coordinamento tra le strutture provinciali e la struttura nazionale e per assumere funzioni di formazioni dei quadri e di confronto confronto con l’Amministrazione a livello regionale in particolar modo per le specialità.
Comunicazione
E’ necessario per acquisire nuovi consensi nella categoria ma soprattutto per condividere le nostre battaglie con i cittadini e con il mondo del lavoro, una presenza sempre più qualificata sotto il profilo quantitativo e qualitativo della Uil Polizia sui media. Per far questo è necessario continuare a sviluppare la presenza della nostra Organizzazione sui social e sulla rete in genere e ricercare la massima visibilità sui media locali e nazionali.
Per far questo è necessario un rapporto di collaborazione continuo con l’ufficio stampa della Confederazione e credo sia da valutare la possibilità di rivolgerci anche a risorse esterne magari attraverso la promozione di stage per giovani neo laureati nelle materie della comunicazione che possano aprire una finestra verso le nuove tecnologie e strategie comunicative.
Tutela sindacale a tutti i livelli
Oltre all’attività sindacale tipica, le vertenze, le contrattazioni e le relazioni sindacali propriamente dette, è necessario implementare il settore della consulenza legale per poter dare risposte ai colleghi che hanno necessità di tutela dei loro diritti in sede giurisdizionale. Anche l’ormai dilagante ripetersi di condotte antisindacali a cui l’Amministrazione sembra essersi assuefatta va combattuta anche e soprattutto nei tribunali affinché si determini una netta inversione di tendenza e gli autori degli abusi, quando la strada del dialogo e del confronto diviene impraticabile, vengano messi di fronte alle loro responsabilità.
Formazione dei quadri sindacali
E’ vitale concentrarsi sul settore della formazione dei quadri sindacali soprattutto su materie come la sicurezza sui luoghi di lavoro, la disciplina, l’A.N.Q. attraverso specifici momenti di formazione di gruppi ristretti o di convegni e conferenze tematiche.
Promozione dei servizi offerti dalla Confederazione Uil.
Ritengo che questa grande risorsa costituita dai servizi offerti in convenzione dalla confederazione sia da valorizzare e promuovere quanto più possibile. Il Patronato, il CAF, l’ADOC mettono a disposizione servizi di eccellenza in grado di supportare concretamente i nostri iscritti.
Voi Amici Delegati rappresentate in questo Congresso Nazionale I colleghi delle provincie e tutte le articolazioni della Polizia di Stato. Desidero ringraziarvi con tutto il mio cuore per il lavoro che svolgete ogni giorno per dar voce alle innumerevoli istanze della categoria. E’ sempre più difficile svolgere al meglio come fate voi l’attività sindacale e soprattutto sui territori. Grazie per il lavoro svolto nei congressi provinciali, frutto di un lavoro intenso che è il coronamento del lavoro quotidiano di questi anni.
A voi e solo a voi il merito della serietà, del sacrificio e della nobiltà del lavoro che svolgete e soprattutto quello di aver scelto la Uil Polizia, la serietà e la concretezza, il pluralismo e l’indipendenza dalla politica ormai inaridita dal vuoto culturale e ideologico che viviamo, un vuoto che ha corrotto l’idea stessa della rappresentanza politica e sindacale.
E’ duro fare sindacato oggi tra la sfiducia dei colleghi nei confronti dei sindacati e la radicalizzazione e la spettacolarizzazione mediatica del confronto sindacale da parte di sigle votate a posizioni estreme, che condizionano non poco l’immagine e l’efficacia dell’ azione sindacale. Slogan demagogici e azioni di protesta strumentali e plateali, ricerca di uno spazio mediatico e di un consenso ad ogni costo dettato più da interessi della parte politica a cui sono organici, queste sono le modalità alle quali sono ispirate le iniziative sindacali di alcune sigle.
Altri sindacati, forti dei numeri, si dedicano ad un’arida e sterile conservazione del potere che deriva dall’influenza che hanno verso l’Amministrazione e sono divenuti una controfigura dell’Amministrazione stessa. Noi non guardiamo agli altri ma a volte chiamare le cose con il proprio nome fa chiarezza e determina le ragioni delle nostre scelte.
Come diceva John Belushi in Animal House: “Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare”.
Un forte abbraccio e un buon congresso a voi.
Oronzo Cosi