Contratto e rimozione blocchi retributivi in vista
Basta confusione e fughe in avanti, al centro ci siano Viminale e Sicurezza
Sono centinaia di migliaia le donne e gli uomini in divisa che, anche se sempre meno giovani, insufficientemente equipaggiati ed ancor peggio pagati, continuano a lavorare con abnegazione e senso del dovere per tentare di far sì che di questi fattori risentano il meno possibile i livelli di sicurezza dei cittadini: tutti insieme vengono chiamati Forze dell’ordine eppure, paradossalmente, intorno a loro negli ultimi tempi la parola d’ordine imperante è stata, al contrario, “confusione”.
Una confusione stucchevole innanzitutto di ruoli e non solo nell’ambito dello scenario politico, ma anche nel patetico teatrino che attorno ad esso si agita, dove spiccano le solite mosche cocchiere che sono tanto impegnate nell’immaginare di essere loro a trainare la carrozza – per tirarla fuori dal fango in cui si è impantanata – da perdere di vista gli obiettivi strategici di coloro i quali essi dovrebbero rappresentare per tentare di attribuirsi quelli che invece riguardano l’Amministrazione e che quest’ultima, giustamente, persegue.
Per fortuna in questo contesto non tutto è negativo ed anzi spiccano figure che, al contrario, senza mai cercare il proscenio per sé, né tantomeno il coup de théâtre, da tempo rappresentano una garanzia per la nostra categoria lavorando silenziosamente ed assicurando risultati di assoluto rilievo: è il caso dell’On. Ettore Rosato che, prima come sottosegretario all’interno, poi come componente del Copasir e della Commissione affari costituzionali della Camera, ha svolto in passato e sta svolgendo oggi una fondamentale opera di raccordo politico-istituzionale su tutte le materie che interessano da vicino la Sicurezza in tutti i suoi aspetti.
A lungo, troppo a lungo e fino a ieri, il terreno della Sicurezza è stato una campo di Agramante in cui tutti sono stati contro tutti, le sconfitte sono state sempre povere orfanelle mentre per ogni risultato positivo che si è intravisto, per quanto minimale o anche solo apparente, sono spuntati tanti padri che solo il test del dna avrebbe potuto dipanare la matassa, ma per fortuna uno spiraglio oggi sembra essersi aperto: così, come non accadeva da molti anni, una riunione delle Amministrazioni – preparatrice di un provvedimento fondamentale per il Comparto – si è nuovamente tenuta presso il Viminale.
Dopo i lunghi anni di stop ai contratti ed ai miglioramenti retributivi in genere per il personale che garantisce il primario bene della Sicurezza di cittadini ed Istituzioni, determinati in stanze lontane e di fatto inaccessibili a chi invece di quel bene ha la responsabilità politica davanti al Paese, il fatto che la parte della Legge di stabilità che quasi certamente supererà questi blocchi venga approfondita e nella sostanza predisposta nello storico Palazzo voluto da Giolitti assume un valore concreto, non solo simbolico.
Potrebbe essere il primo significativo passo verso la restituzione all’Autorità nazionale di pubblica sicurezza del ruolo centrale previsto dall’illuminato Legislatore che nel 1981, nel bel mezzo degli anni di piombo, con la Legge 121 gettò le basi per la costruzione di un apparato della Sicurezza basato su quello che doveva essere un reale coordinamento tra le Forze di polizia, unica strada possibile per conseguire efficienza ed efficacia, con risparmi ben maggiori di quelli che si tenta di conseguire con tagli che, in realtà, abbassando i livelli di sicurezza, anche sul piano strettamente economico danno risultati di segno negativo.
Finalmente, dopo molto tempo, al Ministero dell’interno – a tutti i livelli – possiamo dire “avanti così”, perché se si proseguirà con reale determinazione sulla strada imboccata oggi il nostro appoggio sarà forte e non mancherà mai, in tutte le sedi, mentre invitiamo altri ad evitare nuove fughe in avanti, battaglie di retroguardia e futili stratagemmi dalle gambe corte, perché i poliziotti meritano molto di più, anzi ne hanno diritto e tutte le forze devono essere unite per ottenere un rinnovo contrattuale che restituisca loro una dignità professionale che non può essere ancora mortificata da miopi logiche di bottega.