INTIMIDAZIONI – DELAZIONI – EMARGINAZIONE LA NUOVA INFAME RICETTA PER “PREVENIRE IL DISAGIO”

UN APPELLO ALLA MOBILITAZIONE DEI COLLEGHI ED TUTTI I SINDACATI AFFINCHE’ RIVEDANO LA LORO POSIZIONE

Avevamo accolto con favore l’istituzione di un tavolo che doveva avere la finalità di Prevenire e Gestire il disagio degli operatori di Polizia. Abbiamo assicurato la nostra partecipazione e tutto il nostro impegno ritenendo che affrontare questo tema sia fondamentale per tentare di arginare il drammatico e sempre più diffuso fenomeno dei nostri colleghi che sopraffatti dalla disperazione si tolgono la vita. Riteniamo fondamentale che una Istituzione come la Polizia di Stato compia ogni sforzo per promuovere il benessere psicologico dei colleghi che sono la sua risorsa più preziosa.

Ebbene, in una sorta di incredibile eterogenesi dei fini, o più probabilmente, con una strategia ben studiata, un tavolo che doveva avere il nobile intento di proteggere la nostra comunità da elementi endogeni ed esogeni di pericolo per la salute psicologica dei colleghi, ha partorito una norma assurda che andrà in una direzione totalmente contraria.

La modifica dell’art. 48 della 782/84, (art. 48 bis) pensata dall’Amministrazione e accettata con incredibile acquiescenza da pressocchè tutti i sindacati, tranne la nostra Federazione naturalmente, consentirà ai Signori Dirigenti il “ritiro immediato dell’armamento individuale, se necessario della tessera di riconoscimento e l’assegnazione a compiti interni e non operativi”. Questo demansionamento, questa emarginazione, questa messa all’indice, verrà riservata ai colleghi che “pur non risultando affetti da infermità neuro-psichiche” verranno ritenuti – dai Signori Dirigenti – versare in condizioni di non meglio precisato “malessere” o di disagio “pisco-sociale”.

Queste condizioni dovranno essere “note o comunque rese note” ai Signori Dirigenti, quindi anche sussurrate loro in un orecchio da chiunque: da un collega o magari da un cittadino o perché no anche da un pregiudicato o da un arrestato, dall’ex coniuge nel corso di una separazione o chi più ne ha più ne metta.

Insomma la quintessenza del verticismo, la fine di ogni diritto individuale al contraddittorio,

il crepuscolo della trasparenza. Poteri di vita e di morte professionale di un poliziotto allegramente e disinvoltamente concessi ad una figura che come il Dirigente che non ha nessuna competenza per giudicare la salute psicologica ed il mantenimento dei requisiti di idoneità al servizio di un collega.

Se poi il diritto del lavoro ha ancora un senso in questo Paese, il Dirigente è la controparte del collega, il suo datore di lavoro, la parte forte rispetto alla quale uno Stato di Diritto riconosce al lavoratore una serie di protezioni giuridiche che qui vengono svilite come se niente fosse.

Il potenziale distruttivo per gli individui di un norma di questo genere è pari ai danni enormi che potrà fare nella tenuta di rapporti interni nei nostri uffici, nella coesione, nella motivazione dei colleghi, nei sentimenti di fiducia che verranno sostituiti da un clima infame di intimidazione, soggezione, delazione ed emarginazione.

Può inoltre capitare ad ognuno di noi un lutto, una separazione, un periodo dove le cose non filano per il verso giusto e la Polizia di Stato che conosciamo noi è quella dove ci si supporta vicendevolmente e dove nessuno viene lasciato indietro, ma evidentemente questa è una visione non più in linea con gli attuali vertici del Dipartimento.

Nonostante i proclami pubblici, quella che stiamo vivendo è una regressione ed un arretramento di quei principi di libertà, diritti, trasparenza e democrazia conquistati con anni di lotte dai colleghi che ci hanno preceduto. Il tentativo di arruolare tutto il mondo sindacale su queste posizioni ed emarginare contro ogni principio costituzionale che non si allinea, è ormai evidente.

Si dovrà spiegare al Paese però il senso di trasformare la Polizia di Stato, il modello civile e democratico di sicurezza che raccoglie apprezzamento e consenso dei cittadini in una sorta di polizia da statarello sudamericano senza regole democratiche, dove Ras, capi e sottocapi la fanno da padroni assoluti.

Si dovrà spiegare come, contrariamente ad ogni umana regola di gestione delle risorse umane, si possa pensare di conferire efficienza ad uffici e reparti in cui i colleghi si vogliono inditimiditi più che motivati, in cui ogni voce critica, magari con ragione da vendere, può essere cancellata ed emarginata con un tratto di penna.

Noi ci mobiliteremo e denunceremo con forza questi scempi a tutti i livelli, lo faremo per i colleghi che ci onoriamo di rappresentare, per l’amore viscerale ed assoluto che abbiamo per la Polizia di Sato e per i colleghi che in passato per i nostri diritti hanno combattuto battaglie epocali. Roma, 20

Giugno 2019

Annibale Falco Antonino Alletto Oronzo Cosi

Il comunicato:

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